lunedì 14 ottobre 2013

“Le grandi potenzialità inespresse dalle attività produttive a Giarre e nell’hinterland”

Nonostante le ristrettezze finanziarie, anche le amministrazioni comunali  possono aiutare le imprese locali.

L’imprenditoria in Italia vive uno dei periodi peggiori degli ultimi cinquant’anni.  Oltre alla congiuntura economica, per citarne alcuni, grava la pressione fiscale non più sostenibile anche a causa della riduzione dei consumi e dei guadagni sulle vendite; gli elevati costi del lavoro e della materia prima che ha aumentato i costi della produzione e della distribuzione, a scapito della competitività; la concorrenza sleale per l’assenza anche di una politica protezionistica; l’impossibilità di accedere al credito; l’eccessiva deregolamentazione come la liberalizzazione degli orari di apertura delle attività commerciali e  l’apertura di nuove strutture commerciali che di fatto ha eccessivamente maturato il sistema distributivo.
Hanno pesato notevolmente sull’involuzione socio-economica, soprattutto le scelte della classe dirigente, colpevole di non aver garantito il ricambio generazionale che avrebbe, conseguentemente consentito l’innovazione e la  trasformazione del sistema Italia, che non premia i meritevoli ed invece basato sulle lobby, il nepotismo e le clientele.
Incidono quindi anche motivazioni di natura culturale, ed il sistema politico è maestro nella conservazione degli “status” a danno degli interessi collettivi, della competitività, dell’innovazione e del benessere diffuso. I nostri padri che hanno costruito l’Italia hanno nel contempo imparato a coltivare esclusivamente il proprio orticello, senza badare troppo a quello che succedeva all’esterno e delegando chi della politica ne ha fatto un mestiere per la vita.
Anche Giarre, un po’ meno di altri centri limitrofi, conosce la grave crisi imprenditoriale per le stesse motivazioni  sopra descritte; sussistono tuttavia anche ragioni “locali” come l’eccessiva concentrazione di centri commerciali distanti pochi chilometri, e la disaffezione degli stessi cittadini non sempre consapevoli dell’importanza sociale delle imprese che contribuiscono a fare economia nel territorio. Le attività commerciali ed artigianali giarresi risentono inoltre dei problemi legati ai posteggi e alla viabilità che ostacolano la vivibilità e la fruibilità delle aree commerciali: elevato il rischio di vedersi elevare la multa, per mancata esposizione del tagliando e del mancato rinnovo.
Il fatto che a Giarre si stia meno peggio e che la piattaforma commerciale riesca ancora ad avere un’offerta variegata, non significa tuttavia che la situazione non sia grave: da diversi anni le imprese riducono i propri incassi, e cercano per sopravvivenza, di risparmiare sul sui costi vivi, personale compreso. Tante le imprese che licenziano e chiudono, tante quelle che investono risorse accantonate negli anni d’oro per coprire le perdite registrate a fine anno. Se alla fine del 2011 si verificava, durante l’anno, un lieve incremento delle aperture rispetto alle chiusure e si assisteva ad una riduzione della vita media delle attività presenti sul territorio, alla fine 2012 si registrava bilancio in negativo: le chiusure superavano le aperture.
Eppure basterebbe ben poco per sostenere le aziende: un fisco più equo dove tutte le imprese sono chiamate a pagare i tributi locali (gli evasori della TARSU superano il 30%); un ente che eroga servizi commisurati all’entità della tassa pagata; un ente che sostiene le imprese che investono in  maniera continuativa sul territorio (attraverso sistemi di detassazione alle imprese che attivano processi di ristrutturazione interna o esterna, leggasi anche lavoro per le imprese edili). L’amministratore potrebbe ad esempio anche decidere di incentivare, sotto varie forme, le aziende che decidono di emergere dall’abusivismo o dall’evasione dei tributi. A Giarre occorrerebbe anche incentivare la nascita di nuove attività imprenditoriali e di nuove figure artigianali che sono scomparse o che potrebbero essere richieste sulla base della nascita di nuove professionalità. La creazione di uno sportello unico per le imprese (SUAP) realmente funzionante, attivo utilizzando gli impiegati attualmente in forze all’ente fornirebbe un supporto di sburocratizzazione importante alle imprese esistenti e che vogliono investire nel nostro territorio.  Strumenti come il marketing territoriale che consente, tra le tante, l’analisi dei bisogni dell’hinterland, favorirebbe la nascita di alcune tipologie di attività commerciali e di botteghe artigiane piuttosto che altre.
Ottimo sarebbe stimolare il “consumo etico” che quindi gli utenti comprendessero l’importanza di spendere nelle attività del vicinato: le piccole attività commerciali e le botteghe artigiane creano infatti opportunità di lavoro, contribuiscono alla redistribuzione della ricchezza, alimentano le casse dell’ente comunale attraverso il pagamento dei tributi locali, e contribuiscono alla vivacità visiva delle aree abitate e persino alla sicurezza nel territorio: le imprese commerciali ed artigianali arginano la formazione di sacche di degrado.
Al fine di ottenere il massimo dei risultati dagli interventi programmati, questi andrebbero intrapresi considerando Giarre comune all’interno di un sistema integrato di territorio e soggetti  che possono contribuire alla causa; a tal proposito un ruolo fondamentale, per lo studio,  la proposta di idee, il supporto nella loro realizzazione può arrivare dalla concertazione tra le amministrazioni comunali, il centro per l’impiego con le numerose associazioni di categoria e culturali del territorio jonico-etneo. Un esempio pratico di sinergia è stata “La Città dei bambini”, manifestazione ludica organizzato da 5 associazioni giarresi con la preziosa collaborazione di una quarantina tra soggetti pubblici e private dell’hinterland ed il cui costo realizzativo è stato quasi totalmente autofinanziato.
Non sufficientemente promozionata è l’area artigianale di Giarre che deve comunque risolvere delle questioni interne: attività che non pagano locazione all’ente comunale, non sempre per ragione di natura finanziaria ed una situazione del “condominio” da rivedere, dove l’ente deve garantire ancora dei servizi di base, quali l’arredo e la manutenzione degli spazi verdi.
L’afflusso di utenti nelle aree commerciali va incoraggiato con interventi sulla viabilità; occorre incentivare la rotazione delle auto nelle aree destinate alla sosta attraverso lo strumento del disco orario, favorire la nascita di aree per il transito pedonale, incrementare la presenza di vigili urbani ed il relativo  controllo e la sicurezza. La presenza di utenti, nell’era delle telecomunicazioni va inoltre sostenuta attraverso la creazione di una rete civica che permetterebbe la connessione gratuita ad internet.
L'offerta commerciale ed artigianale può essere valorizzata anche attraverso la creazione di sinergie con la rete museale, i settori della ristorazione e della ricettività (b&b ed agriturismo). Ricordiamo che Giarre è meta del soggiorno di turisti che la individuano come luogo ideale tra Taormina e Catania, il mare e l'Etna, dove è possibile soggiornare a prezzi contenuti. A sostegno del turismo e della fruibilità del nostro territorio occorre intervenire sui i collegamenti. I tentavi di creare le sinergie tra questi settori vanno resi definitivi. Gli utenti che soggiornano a Giarre devono poter acquistare in orari più consoni alla loro vacanza e devono raggiungere agilmente le aree limitrofe con collegamenti dedicati (autobus, treni, taxi). Le tessere del turista, con accordi tra la rete museale e quella commerciale, più volte auspicate anche dalla locale Pro Loco non hanno ancora trovato concreta attuazione. Anche l'idea di far diventare Giarre terminal di alcuni servizi di autotrasporto è una strada da perseguire per agevolare la raggiungibilità di altri luoghi da Giarre.


L'incrocio tra via Callipoli e Corso Italia, il centro pulsante del commercio Giarrese

Sono dunque numerose le leve su cui gli amministratori possono agire per migliorare le condizioni dell’imprenditoria a Giarre. La vecchia amministrazione ha sostenuto la tesi della crisi economica come causa per giustificare la propria incapacità ed immobilità. Ci auguriamo che la nuova amministrazione, seppur figlia della vecchia ma con delle dinamiche apparentemente diverse possa assicurare un cambio di rotta. 

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