I pro ed i contro di
una scelta politica per il futuro della nostra comunità
Mi piace pensare all’attività
politico amministrativa come il fiume nel deserto, capace anche di mutare il
proprio percorso e riportare la vita nel territorio. Come l’acqua nel deserto
qualsiasi decisione politica dei nostri amministratori, comprese le scelte in
tema di bilancio, ha effetto che si riverserà sul futuro della città e della
cittadinanza. Durante la pubblica assemblea dello scorso 12 ottobre tenutasi
presso il teatro Rex, l’amministrazione ha affrontato anche il tema della
finanza dell’ente e ha annunciato la scelta del riequilibrio del bilancio per il risanamento.
Vale la pena conoscere gli scenari e le prospettive anche nel caso del
paventato ricorso al dissesto.
Il nostro Sindaco assieme
alla Giunta e alla propria maggioranza ha scelto quindi la strada del piano di
riequilibrio, chiedendo ed ottenendo in questa fase, di rimodulare il piano
precedentemente presentato e votato dalla passata amministrazione e di spalmare
il debito per i prossimi 10 anni. Il recupero delle risorse necessarie per
coprire i costi per i servizi erogati dall’ente ai cittadini, oltre a quelle
necessarie per coprire i debiti, arriverebbe ovviamente sempre tramite il contenimento
ed il taglio della spesa, l’alienazione di beni patrimoniali, la maggiore
tassazione a carico dei contribuenti e l’attivazione di un regime di spesa di
191 ove non è possibile, per l’ente svolgere nessuna attività ordinaria e
straordinaria se non le spese urgenti ed indifferibili. Gli investimenti a
favore della collettività, in buona sostanza, non saranno dunque possibili per
i prossimi 10 anni, se non attraverso l’impiego di risorse precedentemente
impegnate come ad esempio nel caso del progetto della rotatoria di Trepunti il
cui finanziamento è stato ottenuto dalla precedente amministrazione. A
proposito di bilancio e sulla riduzione del 10% della tariffa sui rifiuti
(TARSU) annunciata dal Sindaco durante la presentazione al Rex, si potrebbe
anche considerare come un atto dovuto in quanto l’ente negli anni passati,
contrariamente a quanto dispone la legge, ha introitato il 110% del costo del
servizio. La situazione dell’ente tuttavia appare difficile anche per i
contenzioni accumulati dalle precedenti amministrazioni per una pratica diffusa
che prevedeva il rinvio delle uscite dell’ente opponendosi ad azioni legali
anche quando era certo che l’ente avrebbe perso la causa. Senza dimenticare poi
dell’alienazione di beni patrimoniali: ancora si avverte l’eco di gruppi
politici e delle associazioni che si chiedevano che fine facessero i soldi
derivanti dalla vendita dei beni, compresi i capannoni della zona artigianale.
Alla luce di quanto descritto
quale futuro sarebbe stato migliore per la nostra città? Se da un lato il
risanamento ingesserà l’attività amministrativa nel medio-lungo periodo,
probabilmente la scelta del dissesto sarebbe stata più cruenta. La certezza è
che sicuramente nel passato qualcosa è stata fatta male, adesso guardiamo al
futuro con la speranza che tutti gli amministratori decidano di andare nella
stessa direzione e nell’interesse della comunità. C’è da crederci che lo
faranno?
Armando Castorina