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Paolo Barnard durante la conferenza (foto Dario Leotta) |
La scorsa domenica 1 dicembre, Paolo Barnard,
saggista, giornalista d'inchiesta e conduttore della trasmissione televisiva
Report, ha tenuto presso l'aula Magna dell'ITIS Fermi di Giarre una conferenza
dal titolo "È un economicidio - Il disastro dell'eurozona e come uscirne"
basato sul libro scaricabile
gratuitamente su internet dal titolo “Il più grande crimine”, l’inchiesta,
scritta in stile narrativo affinché sia leggibile a tutti pur mantenendo il rigore
scientifico grazie alla consulenza di dodici economisti di fama internazionale.
Durante il convegno, organizzato dai giarresi Salvatore Lorenzo Patané e
Massimo Randazzo con il supporto del coordinamento regionale ME-MMT, sono state
esplicitate alcune teorie e scenari, in seno alle scelte politiche attuate in
Europa negli ultimi 80 anni volte a garantire il ritorno del potere economico che
era detenuto da poche famiglie prima della nascita degli stati moderni. Affinché
ciò potesse avvenire si è intervenuto su due aspetti. Il primo rappresentato
dalla ideologia: occorreva contrastare e sostituire le idee dei pensatori
dell'epoca che evidenziava l’importanza della funzione dello stato come
produttore e distributore di ricchezza attraverso la moneta ed in contrasto con
chi desiderava il controllo da parte di poche persone. Inoltre si sottolineava
l'importanza della finanza funzionale, ossia quella volta a favorire la
collettività. I gruppi di potere si mossero per cancellare questa ideologia
attraverso il "piano di contiguità" ossia l'intervento nei luoghi in
cui si formava la classe dirigente: ovvero la nascita di entità come le
fondazioni, di fatto contigui all'istruzione universitario. Ecco, allora,
nascere la neoeconomia, ovvero la riscoperta dell'economia dell'età classica
volta a contrastare la centralità dello stato e far si che le banche siano lasciate
libere! La neoeconomia tende a formare cittadini apatici, relegandoli al ruolo
di semplice consumatore nel periodo in cui è importante consumare e, viceversa,
a contenere i consumi nei periodi in cui interessa ridurli. Il secondo intervento
è rappresentato invece dalla nascita della 'balla' della comunità europea. Tutto inizia nel 1957, anno in cui si cerca di
gettare le basi per la costituzione per di una confederazione di stati Europei
con la scusa di contrastare la nascita di nuovi conflitti per ragioni
economiche. Ne segue il percorso che noi tutti più o meno conosciamo e che ha
portato alla creazione della moneta unica. Ne è la dimostrazione anche la
presenza nella commissione europea di 254 lobby di potere di appena 54
rappresentanti europei eletti dal popolo. In seno alle commissioni nascono i
trattati che hanno sovranità rispetto alle leggi nazionali. “Sono certo che nessun politico italiano che
ha firmato i trattati anche di 2000 pagine – dice testualmente Barnard - abbia mai letto il contenuto. I trattati sono spaventosi e dicono che la
spesa dello stato deve essere ingabbiata”. Ad esempio nel 1992, il trattato
di Maastricht determinò la nascita della moneta unica, la moneta capace di
stare al di sopra di tutte le altre monete; successivamente uno dei trattati stabilì
che la spesa dello stato non deve essere superiore al 3% del P.I.L. (prodotto
interno lordo, ossia di ciò che è in grado di produrre la nostra nazione). Nel
2013 entrò in vigore il "fiscal compact" con l'obiettivo di
ingabbiare lo stato nella capacità di legiferare nelle politiche di bilancio. Insomma
una serie di trattati hanno fatto si che si traducesse in legge la loro
ideologia. Nella visione dei pensatori contrastati dalle famiglia in cerca del
controllo del potere attraverso la finanza, lo stato deve mantenere la centralità
nella politica di crescita e sviluppo della nazione poiché lo stato ha anche la
funzione di creare liquidità attraverso la spesa: lo stato crea moneta ed
immette liquidità all'interno dei propri confini per offrire al cittadino e
alle imprese di creare ricchezza e poi la sottrae ai cittadino attraverso
l'esazione delle tasse; il percorso secondo il quale lo stato tassa per poi
dare i servizi non è corretto: prima lo stato distribuisce e poi raccoglie. Lo
stato efficiente emette moneta in una quantità superiore all’ammontare delle
tasse riscosse, con l'obiettivo, in prima istanza e per un periodo limitato, di
creare infrastrutture. Per periodo limitato si intende, il tempo necessario per
raggiungere la massima occupazione possibile al fine di evitare spinte
inflazionistiche. I trattati come quello del "fiscal compact' invece
permettono allo stato anche di prelevare una quantità superiore di tasse
rispetto a quanto erogato, così come accaduto nel 1992, quando lo stato
realizzò il pareggio di bilancio. Il pareggio di bilancio è nel contempo
diventato principio costituzionale in Spagna ed in altri pesi membri
dell’eurozona. In situazioni del genere i cittadini per finanziare le proprie
attività, anche economiche, sono costretti a ricorrere alle banche per chiedere
prestiti o intaccare i loro risparmi. Da qui si può dedurre che il deficit è la
ricchezza dei cittadini: in tal senso il 'regime' iniziò a parlare di debito
pubblico e non più di debito dello stato, ovviamente per far cambiare, agli
occhi del cittadino, la visione nei confronti del debito: non un’opportunità
per creare ricchezza ma un peso da contrastare. “Una spesa possibile pari al 3% del P.I.L. ci rende deboli,
incapaci di creare ricchezza, contrastare la crisi proveniente da fuori. Lo
stato deve esercitare una politica economica e non una politica monetaria”.
Cosa fare allora? Secondo Bernard occorre creare un comitato di liberazione
nazionale e fare una denuncia all’ONU. Se necessario, la disobbedienza fiscale,
può essere un’arma da impiegare. La BCE deve tornare a farsi esclusivamente
garante del debito degli stati membri e non esercitare funzione di politica
monetaria. L'Italia non è malato terminale, sono i dati sul risparmio e sulla
ricchezza netto sono a dirlo e non è ancora soggetta alla sudditanza come nel
caso della Grecia. La nozioni espresse da Bernard in definitiva sono da
ritenersi estremamente interessanti poiché sono una chiave di lettura delle
dinamiche socio-economiche nonché delle scelte politiche attuate dalla nostra
classe politica. Di certo se quanto dimostrato avesse davvero un fondamento,
ben difficile sarebbe creare una massa critica capace di arginare o sovvertire
il piano ordito da questo “potere occulto” che porterebbe, le future
generazione, ad essere artefici di un destino sempre “più controllato”.
Armando Castorina
Armando Castorina
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